Blog Post

Delirio tecnologico?

Delirio tecnologico?

Recentemente è stato pubblicato un articolo nella sezione “tecnologia” di un periodico a tiratura nazionale nel quale si descrive come una madre sudcoreana, a causa di una malattia incurabile, nel 2016 perde sua figlia di soli sette anni. Provo ad immaginare l’immenso dolore che tale tragedia possa aver causato, sono certo che una sofferenza così drammaticamente profonda debba essere terribilmente difficile da accettare. Però il testo fa notizia perché si tratta di aver messo a disposizione della signora un casco per realtà virtuale attraverso il quale ha potuto “riavere” virtualmente sua figlia. Dal punto di vista tecnico abbiamo tutti ben chiaro come oggi sia abbastanza facile utilizzare l’immagine di un volto umano per sovrapporla al personaggio di un video per impersonarlo. La cosa è stata possibile grazie a una tecnologia simile, capace in più di simulare i movimenti di un bambino della stessa età registrandoli separatamente.

I commenti ed il tono dell’articolo mi pare sottolineino l’evento come qualcosa di estremamente positivo. Personalmente mi permetto non esserne tanto sicuro, per diversi motivi che proverò a trattare brevemente di seguito.

Comincerei dalle frasi iniziali: “L’aldilà, l’altro mondo, il luogo simbolico del dopo la morte, esiste. Forse non nella realtà, ma sicuramente oggi nella simulazione virtuale”. Prima di tutto implicitamente si afferma che la vita è qualcosa che va al di là dell’esperienza concreta del quotidiano solo virtualmente. Solo virtualmente? Questione di punti di vista.

Commentando la cosa con un amico, una considerazione ha preso forma in maniera sempre più decisa: “preferisco il ricordo di una realtà vissuta piuttosto che il sogno di una neurosimulazione”, si diceva.

Credo che il punto sia proprio questo, dovremmo secondo me chiederci se ha senso utilizzare la tecnologia anche a rischio di stravolgere il funzionamento della mente umana. Voglio dire che il difficile e doloroso cammino che dobbiamo intraprendere per elaborare una perdita tanto drammatica è un processo che deve essere portato avanti per la nostra propria salute mentale. Ha senso affrontarlo in questa maniera? Psicologicamente che potrà avvenire nella mente di questa madre dilaniata dal dolore al vedere di nuovo sua figlia morta in una scena simile a quella di un videogioco? Vivrà l’esperienza in maniera tale da essere aiutata ad elaborare il lutto o ricorrerà al casco virtuale per gabbare la morte ed illudersi di riavere sua figlia tra le braccia? Credo che per lo meno dovremmo chiedercelo. Estremizzando il discorso, temo che la fantasiosa proposta di molti film di fantascienza che propongono il concetto di nuove droghe virtuali, ovvero di ambienti di realtà virtuale nei quali i vari protagonisti finiscono prima o poi per perdersi completamente dimenticando la vita reale, beh, potrebbe essere molto più vicina di quanto si possa pensare.

About Gianfranco Costa

Related Posts

2 thoughts on “Delirio tecnologico?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *