Molta gente (per fortuna) si sta domandando se questa nuova tecnologia, eccezionale per le sue potenzialità tecnologiche, è sicura per la salute umana. D’altro canto, studi dirimenti non ce ne sono, dunque per il momento solo si possono considerare le evidenze. Cominciamo.
Caratteristiche
Per prima cosa il 5G funziona a velocità fino a 100 volte superiori a quelle del 4G. Non si tratta però di una evoluzione dello standard precedente bensì di una tecnologia completamente nuova. Il download potrà avvenire fino a 20Gbps e l’upload fino a 10 Gbps. Praticamente l’efficienza spettrale toccherà i 30 bit/s/Hz. È abbastanza per poter pilotare dispositivi anche complessi in remoto, penso ad esempio al mondo dei dispositivi medicali comandabili a distanza, come nel caso di alcune tipologie di operazioni chirurgiche effettuate da un medico che si trova a centinaia di chilometri dal tavolo operatorio, ad oggi solo sperimentali, precisamente a causa delle limitazioni dovute ai ritardi tra comando e sua esecuzione.
Si potrà scaricare un film in pochi secondi e molte altre attrattive cose del genere.
Le frequenze
Le strabilianti velocità di funzionamento sono così elevate perché il 5G per funzionare abbisogna di frequenze molto più alte (fino a un limite teorico di 300 GHz, il limite delle microonde). Lo schema che segue riassume alcune caratteristiche dello spettro delle radiazioni elettromagnetiche.

Quelle del 5G si definiscono onde millimetriche perché la loro lunghezza d’onda (inverso della frequenza) è appunto dell’ordine dei millimetri. Sono onde radio nello spettro delle microonde.
In Italia sono state previste tre bande di frequenza per il 5G, in funzione della tipologia del contesto (non è lo stesso considerare città densamente popolate o aree rurali semi disperse):
– la banda 700 MHz (da 694 a 790 MHz)
Questa è la tipologia di frequenze abbastanza alte per velocizzare le prestazioni e sufficientemente bassa per attraversare ostacoli, come muri e soffitti. Il problema è che queste frequenze sono attualmente occupate in parte dal digitale terrestre, ragione per cui i canali televisivi si stanno spostando per “fare spazio” al 5G.
– la banda 3700 MHz (da 3600 a 3800MHz)
È la zona intermedia, sfruttata per le cosiddette “coperture macrocellulari”, adatta sia per zone ad alta densità di popolazione che per aree meno densamente popolate. In Italia le sperimentazioni sono state fatte con queste frequenze nelle città di Milano, Prato, L’Aquila, Bari e Matera.
– la banda 26 GHz (da 26,5 a 27,5 GHz)
Sono le vere e proprie onde millimetriche, con lunghezza d’onda cioè fra 1 e 10 mm. Ovviamente sono quelle che possono garantire le prestazioni maggiori. Però il prezzo da pagare per lavorare ad alte frequenze è che, vista la loro inferiore lunghezza d’onda sono facilmente ostacolate da strutture come edifici, muri e arredi urbani.
Per ovviare alla difficoltà con cui le onde a più alta frequenza si propagano in spazi con molti ostacoli, si dovranno usare molte più antenne per ripeterne il segnale. Questo di fatto ridurrà le intensità delle potenze emesse perché ciascuna antenna ripetitrice locale (dette appunto small cells) dovranno coprire spazi ridotti. Nell’immagine seguente, sul lampione ci deve essere una antenna locale perché il segnale possa arrivare al singolo utente, immaginate il numero di antenne necessarie (ognuna può coprire solo poche decine di metri).

Preoccupazioni
Molto si è detto e scritto circa i potenziali problemi relazionati a questa nuova tecnologia. Per prima cosa i meteorologi lanciarono un allarme: “Il problema è che si necessitano enormi infrastrutture, sulla terra, in acqua e nello spazio. Il problema è infatti che le frequenze usate dai satelliti, di 24 gigahertz, andranno a interferire con le frequenze della 5g. Il problema non è solo che le comunicazioni potrebbero venire disturbate. Queste particolari frequenze sono usate per individuare le molecole dell’acqua e potrebbero quindi falsare tutte le previsioni dei satelliti meteorologici” (fonte: euronews.com)
Che sia necessario un numero di antenne enormemente maggiore già si è detto. Perché si parla di enormi strutture anche nello spazio? Perché verranno messi in orbita circa 20.000 satelliti geostazionari per garantire la copertura (frequenze alte → scarsa copertura → alto numero di satelliti). Anche dal punto di vista delle osservazioni astronomiche questo costituisce un potenziale problema. Ma passiamo alle preoccupazioni più rilevanti, perché relative alla propria salute umana.
Ottimisti
Soprattutto dal mondo della fisica arrivano commenti, piuttosto saccenti, che praticamente sottolineano in coro un argomento principale in favore del 5G. Esistono principalmente due tipi di radiazioni elettromagnetiche: le non ionizzanti (fino alla luce visibile a noi umani) e le ionizzanti (a partire dall’ultravioletto). Le pericolose per la salute umana sono ovviamente le ionizzanti che possono alterare il DNA delle cellule e l’ambiente. Si chiamano così perché “ionizzano” la materia che attraversano, favorendo la creazione di particelle elettricamente cariche. Queste, rallentando la propria marcia, liberano energia provocando danni potenziali alla propria struttura chimica dei materiali che attraversano. “Le lesioni prodotte sugli esseri umani dalle radiazioni ionizzanti si possono verificare sia a livello cellulare che dell’organismo, con alterazioni funzionali o della struttura, fino alla morte delle cellule. I danni possono essere suddivisi in danni somatici, quando le radiazioni ionizzanti danneggiano o alterano le strutture cellulari ed extracellulari, e in danni geneticiquando provocano alterazioni nella struttura dei geni” (fonte: www.doveecomemicuro.it). Ma questo tipo di radiazioni sono caratterizzate da frequenze molto alte, molto più alte che le microonde utilizzate dal 5G. In sostanza, per questo i fisici sorridono quando gli si prospetta una possibile pericolosità del 5G: le microonde non hanno le caratteristiche di frequenza capaci di provocare tutto questo, semplicemente perché non sono radiazioni ionizzanti.
Dubbiosi
A questa categoria, quella dei dubbiosi, appartengo per esempio anche io. Per prima cosa molte regioni italiane e nazioni straniere hanno bloccato la sperimentazione con il 5G per principio di precauzione, visto che ancora non è stata dimostrata chiaramente l’innocuità di questa nuova tecnologia. Ad esempio “il 5 aprile 2019 Céline Fremaul, il ministro dell’ambiente della regione di Bruxelles, ha bloccato le sperimentazioni della rete nella regione fino a quando una garanzia tecnica non assicurerà che le antenne 5G non superano gli standard sulle emissioni di frequenze radio; a Ginevra, in Svizzera, un piano per l’aggiornamento al 5G è stato bloccato per lo stesso motivo” (fonte: Wikipedia). Principio di precauzione.
Lo stesso Istituto Superiore di Sanità commenta che “al momento, non è possibile formulare una previsione sui livelli di campo elettromagnetico ambientale dovuti allo sviluppo delle reti 5G. Se da un lato aumenteranno sul territorio i punti di emissione di segnali elettromagnetici [ovvero il numero di antenne, n.d.r.], dall’altro questo aumento porterà a potenze medie degli impianti emittenti più basse. Un’ulteriore riduzione dei livelli medi di campo sarà dovuta alla rapida variazione temporale dei segnali. Una valutazione adeguata dell’impatto di questa nuova tecnologia potrà essere effettuata solo a seguito di una conoscenza dettagliata delle caratteristiche tecniche degli impianti e della loro distribuzione sul territorio”.
Personalmente intendo che, quindi, ancora non si sa che effetto avrà sulla specie umana e questo mi pare elemento sufficiente a non proseguire prima di aver fatto nuove verifiche. In particolare una, che mi sta particolarmente a cuore.
In un precedente evento citai le ricerche condotte dal prof. Carlo Ventura, direttore del Laboratorio di Ingegneria Molecolare e Bioingegneria delle Cellule Staminali. La sua equipe ha brevettato un sistema per rilevare le frequenze alle quali vibrano i componenti delle cellule generando dei suoni caratteristici, per poi riutilizzarli al fine di guidare lo sviluppo di altre staminali. Ad aggiungere altra magia a questa perla, il fatto che non solo le cellule vive (nell’esperimento si utilizzano inizialmente cellule di lievito) generano questi suoni ma che li usano per comunicare tra loro, in una maniera molto più rapida di quanto la chimica possa consentire. Le nostre cellule, vibrando si riconoscono, sono capaci di creare informazione. Sono “contemporaneamente sensori ed attuatori di energie fisiche”, secondo lo stesso professor Ventura: questa può essere la chiave per una “nuova medicina rigenerativa”, una vera e propria rivoluzione: esiste un codice vibrazionale che racconta cosa stanno facendo le cellule e le descrive, cioè contiene informazioni circa di che tipo sono, come agiscono e inoltre le orienta verso un determinato sviluppo. Lo studio ha dimostrato che le cellule di ciascun tessuto umano hanno delle proprie frequenze di vibrazione caratteristiche, cioè le cellule di ciascun nostro organo o tessuto “suonano” – per così dire – con delle caratteristiche proprie, vibrano a certe frequenze.
In uno degli esperimenti più affascinanti coordinati dal prof. Ventura sono state prelevate delle cellule staminali (presenti in tutti i tipi di tessuto nel nostro corpo) da una struttura adiposa umana. Queste sono state sottoposte per due settimane a un campo elettromagnetico modulato con la forma d’onda tipica delle cellule umane miocardiche. In pratica lasciatemi dire che a quelle cellule staminali di grasso umano è stato fatto ascoltare il suono caratteristico delle cellule cardiache. Alla fine dell’esperimento le cellule staminali di grasso si sono trasformate ed hanno creato duplicandosi cellule di tessuto miocardico! Il grasso è diventato muscolo cardiaco perché sottoposto a delle frequenze caratteristiche.
E se le alte frequenze del 5G, pur non essendo ionizzanti, in qualche modo provocassero qualcosa di simile alle nostre cellule, trasformandole o danneggiandole?
In conclusione
Credo che il criterio di prudenza di chi ha adottato il principio di precauzione sospendendo la sperimentazione del 5G debba essere elogiato. Se non si dimostra senza ombra di dubbio che quelle frequenze non influenzano in alcun modo le nostre cellule, sapendo che il loro meccanismo di funzionamento prevede un codice di istruzioni operative fatto di frequenze, vale la pena rischiare tanto? Mai come in questo drammatico periodo, caratterizzato dalle letali conseguenze causate da questo disgraziato e letale covid-19, abbiamo appreso tragicamente che con la salute non si deve scherzare. Dobbiamo apprendere la lezione.
L’articolo cita uno studio di Carlo Ventura, ma non inserisce le fonti per poter leggerlo. Se per caso si stia riferendo a questo: https://www.fasebj.org/doi/abs/10.1096/fj.04-2695fje nelle conclusioni è chiaramente detto: “Sebbene i campi magnetici (MF) abbiano effetti sulla proliferazione cellulare e sull’espressione del fattore di crescita nelle cellule coltivate, mancano ancora prove convincenti che MF possa attivare un programma di coordinate di differenziazione cellulare”.
Buongiorno, grazie per il suo commento. Sì, ho citato la fonte come sempre faccio. E’ un link incluso nel testo che le sarà sicuramente sfuggito; glielo indico di seguito in chiaro: http://www.youtube.com/watch?v=KLuX271nCDg
Il tema non è la proliferazione cellulare riferita ai campi elettromagnetici bensì il “protocollo” di comunicazione tra cellule consistente in suoni o, per meglio dire, vibrazioni.
Grazie mille, vedendo che era un link a youtube non l’avevo aperto. Lo vedo subito!
Gentilissimo!