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Paura e libertà

Paura e libertà

In questi tempi di forzoso confinamento, quando molte facili certezze perdono i relativi sostegni di carta e più o meno miseramente crollano nel baratro dell’incertezza, gli esseri umani possono dare il meglio ma anche il peggio di sé. Credo sia responsabilità di tutti aprire gli occhi per non soccombere ai freddi colpi dell’implacabile scure dell’omologazione.

Molte settimane di continuo martellamento televisivo indubbiamente hanno potuto inculcare in tutte le menti, soprattutto le più fragili e dunque facilmente manipolabili, concetti altrimenti aberranti. Tali condizionamenti di orwelliana memoria hanno potuto addirittura convincere molti della necessità di installare sui propri smartphones una applicazione in grado di “ridurre il rischio di contagio”. In Italia questa app miracolosa, al momento in fase di test, si chiama “Immuni” e ha generato finora (menomale!) molte polemiche. Cominciamo col dire che il sito notizie.it (1) informa che la società che ha progettato il software è la “milanese Bending Spoons, che verrà affiancata dalla società di marketing Jakala e dalla rete lombarda di poliambulatori del Centro Medico Santagostino. Presenti, dunque, i tre figli di Silvio Berlusconi e Veronica Lario (Luigi, Eleonora e Barbara), Tamburi e il fondo Nuo Capital, che investe in Italia con capitali cinesi, in Bending Spoons. Tante famiglie e imprenditori di spicco (come Renzo Rosso, Paolo Marzotto, Giuliana Benetton, i Dompè e i Lucchini), Mediobanca, il finanziere Davide Serra, il fondo internazionale Ardian e sempre la holding H14 dei tre figli di Berlusconi, in Jakala”.

Altre applicazioni prodotte da questa società riguardano il fitness, alcuni quiz online e addirittura una che si chiama “Sleep: Storie per il sonno”.

Di che si tratta? È un’applicazione di contacttracing, ovvero tracciamento dei contatti, che terrà anche traccia dello stato di salute dei singoli utenti. È qualcosa che si sta tentando di propinare a tutto il mondo, non solo un fenomeno italiano. L’idea è quella di far interagire i telefoni cellulari degli utenti attraverso il bluetooth per avvisare chi la installa di essere stato in prossimità di persone positive. Chi la propone dice che si tratta di una app anonima, che associa gli utenti a codici identificativi anonimi (2).

Ci sarà un server centrale che memorizza la rete di contatti anche se a livello di codici identificativi. Però chi mastica un po’ di informatica sa che da qualche parte deve esistere un’associazione tra un certo numero di telefono (per semplificare) e il codice identificativo corrispondente, altrimenti l’applicazione non saprebbe a chi inviare l’eventuale notifica di avvenuto contatto con persone positive: devo poterlo dire a quel cellulare, devo poterlo identificare. Dunque qualunque hacker un po’ sveglio potrebbe mettersi all’opera per scardinare la struttura, mettendo a rischio la privacy di tutti.

Molti a questo punto diranno che visto che usiamo le reti sociali da decenni ormai la privacy non esiste più e, purtroppo, devo essere d’accordo. Però vi propongo qualche domanda: è sicura questa app? La società che la progetta ha esperienza in fatto di gestione della sicurezza? In Olanda hanno utilizzato qualcosa di simile e dopo pochi giorni sono stati pubblicati sul web 200 nomi in chiaro di cittadini olandesi utilizzatori dell’app, alla faccia della privacy, con conseguente ritiro in fretta e furia del software dalla circolazione (2).

E ancora: i contatti vengono tracciati nel raggio di influenza del bluetooth che è di alcuni metri (non un metro come dicono quelli che la vorrebbero proporre); e se in coda in tangenziale nell’auto al mio fianco (cioè nel raggio d’azione del bluetooth) c’è una persona positiva, qualcuno mi può mettere in quarantena?

E se mi rubano il cellulare e il ladro va in un’altra regione, come si deciderà come intervenire per bloccare i focolai? Dove si interverrà, se non c’è geo-localizzazione?

Come si relazionerà questo software con altre basi di dati? Beh il commissario straordinario Domenico Arcuri ha spiegato che “sarà necessario che questa applicazione si possa connettere al Sistema Sanitario italiano” (2). Quindi ciò lascia supporre che la questione non si limita all’invio di notifiche dal carattere rassicurante. Altri server e altre basi di dati potranno usufruirne.

Dove risiedono i dati centralizzati e chi li gestisce? Secondo alcuni (2) potrebbero essere gestiti via cloud (dati sparsi sulla nube) o centralizzati da qualche parte. Ma dove? E gestiti da chi? Arcuri ha da poco dichiarato che i dati saranno gestiti attraverso un server “pubblico e italiano”(2). Secondo altri la connessione al Sistema Sanitario nazionale, ha lo scopo di “intervenire tempestivamente in caso di nuovi focolai” (3), dunque in qualche modo qualcuno deve sapere a proposito di chi e dove intervenire. Questo contraddice evidentemente chi sostiene che non ci sarà alcuna geo-localizzazione.

Centrano qualcosa i militari? Apprendiamo che “il server, poi, verrà custodito quasi certamente, in una caserma o comunque in una struttura del Ministero della Difesa o dell’Interno”(3). Altre basi di dati.

Potrei proseguire ma il mio scopo non è quello di criticare un’applicazione, per cui vorrei ora spostare il discorso ad altro livello.

Quello che in tutto il mondo si sta tentando di fare (adesso si alzerà il solito saccente pontificando che queste sono teorie complottiste, ci scommetto) è tracciare i cittadini per logiche di marketing e di controllo sociale. Quello di legare questa cosa al covid-19 è solo il primo passo, un’ottima scusa. La gente impaurita accetterà di rendersi tracciabile sempre, cosa che peraltro è già di fatto operativa da tempo, sebbene con altre finalità, mi riferisco principalmente al marketing. Volete un esempio? Cliccate pure su questo link e saprete come e per fare cosa si muove la gente in tutto il mondo, relativamente a tutte le fasce di popolazione in qualunque Paese, anche se in forma anonima. Si tenga in conto che i report sono aggregati in forma anonima ma non i singoli dati, che restano del tutto individuali. Avete mai ricevuto una email che vi ripropone i vostri spostamenti mensili? Ecco, appunto.

Sono in atto i primi passi per implementare quanto descritto nel libro Il capitalismo della sorveglianza, di Shoashanna Zuboff.

Com’è possibile che questo accada? Come si può preparare il terreno perché la gente trovi normale cadere in questo tipo di trappola? La risposta è molto semplice: la paura.

Chi è spaventato perde il controllo della razionalità ed agisce istintivamente, prevale il cervello rettiliano: si scappa per non diventare cibo del leone. Siamo persone.

La prima definizione di persona secondo il dizionario Treccani è “s. f. [lat. persōna, voce di origine prob. etrusca, che significava propr. «maschera teatrale» e poi prese il valore di «individuo di sesso non specificato», «corpo», e fu usata come termine grammaticale e teologico]”. Non solo in certe occasioni utilizziamo maschere, come in metafora facciamo in questo periodo per proteggerci utilizzando – appunto – “mascherine” ma siamo maschere. Siamo attori. Vivendo impersoniamo una determinata occorrenza contestuale della nostra anima, una sua implementazione contingente.

E così, dietro a una mascherina (riferimento all’articolo La mascherina “smaschera”) possiamo tentare di proteggerci, in parte possiamo nasconderci ma anche simbolicamente cambiare. Questo tipo di trasformazione può renderci migliori ma può anche, purtroppo, indurre involuzione. Nei momenti più difficili le tensioni più intense, sia positive che negative, tendono ad esplodere, configurando ciò che potremmo definire “stress da autodifesa”.

Questo confinamento ci ha resi tutti piuttosto simili ai personaggi dell’Angelo sterminatore di Buñuel, chiusi nostro malgrado in un ambiente dal quale non siamo capaci di uscire. Quando quei personaggi si rendono conto dell’impossibilità di evadere, manifestano i loro istinti peggiori, quelle persone (maschere) perdono la razionalità e tornano ciò che forse sono in essenza: nient’altro che animali. Beh, personalmente per il genere umano, dopo millenni di evoluzione, mi augurerei altro tipo di finale, sebbene si avvertono attualmente segnali che non lasciano presagire nulla di buono.

Mi riferisco in primo luogo alle logiche orwelliane, secondo le quali il condizionamento televisivo modella le menti e le riforma. O come nelle scene più drammatiche di Fahrenheit 451, quando i cittadini si trasformano in spie di altri cittadini, invischiandosi così nel baratro profondo dello stato di polizia. Perché lo fanno? Perché hanno paura. E la paura trasforma gli esseri umani in animali primordiali e, soprattutto, crea il brodo di coltura ottimale per far passare concetti che in condizioni normali sarebbero considerati più che abominevoli, come ad esempio acconsentire al tracciamento delle relazioni umane, per giunta volontariamente.

In sostanza quello che mi preoccupa è che la paura indotta dal sistema attraverso i media stia mettendo a rischio la libertà, cosa che ogni essere umano libero ha il diritto e il dovere di difendere coi denti. I nostri padri hanno lottato e dato la vita per difendere la libertà: facciamo attenzione, il rischio della schiavitù, oggi molto più sottile e perfido nella sua forma più consumista, è molto più vicino di quanto non si possa pensare.

(1): www.notizie.it/economia/2020/04/20/app-immuni-chi-finanzia

(2): Il Manifesto, mercoledí 22 aprile 2020, pag. 5

(3): Il Messaggero, mercoledí 22 aprile 2020, pag. 6

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