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IL TUTTO DIVINO, SAGGIO SUL FONDAMENTO DI OGNI REALTÀ

IL TUTTO DIVINO, SAGGIO SUL FONDAMENTO DI OGNI REALTÀ

“Il Tutto divino” è il titolo della saggio di Silvano Danesi nel quale è sviluppata la tesi che il Tutto sia l’atto che non deriva da altro che da se stesso.  Se così non fosse, il Tutto non sarebbe tutto e riceverebbe la potenza e l’impulso da qualcosa d’altro che sarebbe atto.

“Il Tutto – si legge nell’incipit del saggio – in quanto atto contiene in sé le infinite potenzialità trasformative. L’atto perfetto, secondo Aristotele, è enérgeia e all’atto inerisce intrinsecamente il fine. Il Tutto, l’Essere che essenzialmente è e diviene in un’incessante trasformazione, è Energia intelligente, informata, significante e cosciente. Prendendo forma, facendosi campo, rende possibile trasformare la potenza in forza attuatrice. Le sue incessanti trasformazioni avvengono con il “formarsi”, ossia con il farsi forma e al farsi forma inerisce intrinsecamente il fine, il quale è conseguito con regole, codici, criteri predeterminati”.

Il saggio prende in esame l’essere umano, in quanto “processo continuamente emergente di flussi di energia e informazioni”[i], la cui forma è determinata da un codice che finalizza le trasformazioni successive all’incontro tra ovocita e spermatozoo (con la firma di un lampo di luce) fino alla forma completa, la quale a sua volta si trasforma continuamente ed è mantenuta in armonia e in equilibrio dinamico dall’omeostasi, ossia dalla continua ricostruzione dell’ordine. L’ordine è armonia, è lógos, che non è solo ragionamento, ma anche vibrazione (verbo), relazione e, come affermano gli Stoici, legge generale dell’universo e principio immanente del suo essere e del suo prodursi. Il lógos permea l’universo e, conseguentemente, anche l’essere umano. Quando noi esseri umani abbandoniamo il corpo terreno ricostituiamo Akhu, il corpo di luce e ci trasfiguriamo per esistere in realtà che non appartengono allo spazio tempo dell’universo.

Non manca un riferimento alla ritualità massonica, nella quale l’Energia ha un posto centrale.

Nella ritualità del 30° grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato è scritto: “In fondo al Tempio, dietro la scala delle conoscenze pratiche, voi intravvedete un focolare misterioso che non si rivela che per i suoi raggi. Tale è probabilmente il miglior simbolo della Realtà assoluta della quale la logica proclama l’esistenza, quando a mezzo del pensiero si sopprimono tutti i limiti di durata e di spazio. Vi è là un’immagine che può egualmente venire accettata dalla religione e dalla scienza. Se tale Realtà non è riconoscibile, noi possiamo almeno definire il suo modo d’azione nel tempo e nello spazio; è ciò che noi chiamiamo Lógos; è ciò che nel linguaggio simbolico della filosofia contemporanea viene chiamato Energia. Anche qui noi siamo impotenti a scoprire la natura intima di questo primo fattore; tuttavia, ciò che più è importante, noi possiamo stabilire che l’Energia opera secondo delle leggi fisse, accessibili al nostro intelletto. Noi la simboleggiamo a mezzo di una corona luminosa, come quella che rivela agli astronomi, nelle eclissi totali di sole, la gloria dell’astro invisibile”. Nel Rituale per Lavori Funebri della Massoneria il Grande Architetto dell’Universo è definito: “Forza infinita, Fuoco venerato che tutto ciò che vive fecondi, immutabile origine d’ogni trasformazione. […] Forza immensa che regoli e muovi la natura”.


[i] Daniel J. Siegel, I misteri della mente, Cortina

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